I primi riferimenti alla chiesa di San Pietro risalgono al 1144 d.C.
In un documento datato 7 aprile 1144 conservato nell’archivio prepositurale di Carnago ed in una sua trascrizione conservata nell’archivio parrocchiale di Lonate Ceppino a cura del curato Rampoldi, vi è traccia di una donazione di beni fatta alla chiesa da Bonifacio, figlio del fu Enrico di Caidate, per avere in cambio, dopo la sua morte, “la celebrazione di uffici a suffragio della sua anima”.
Questi scritti rappresentano i primi riferimenti, seguiti nei secoli successivi da una serie di documenti e verbali di visite che forniscono ulteriori dettagli relativi alla genesi e alla storia della chiesa.
Alla fine del 1200, nel Liber notitiae sanctorum Mediolani abbiamo la conferma della sua esistenza: “In plebe di Castro Seprio loco Lonate Cepino est ecclesia Sancti Petri”.
Un secolo dopo, si trova notizia della sua esistenza nel Notitia Cleri Mediolanensi datato 1398: in questo documento sono registrati i soldi che le parrocchie versano alla Curia arcivescovile in rapporto ai beni che possiedono. Tra questi vi sono anche quelli riguardanti Lonate Ceppino.
Infine la si ritrova nel Liber Seminarii Mediolanesi del 1564: questo prevede una tassa su tutte le rendite della chiesa e delle altre organizzazioni legate al sistema ecclesiastico così come il documento precedente e si legge che la chiesa ha assunto il nome di San Pietro e Paolo e la “rettoria de Santo Petro et Paulo de Lontae Ceppino de d.no Antonio Castiono ha un imponibile".
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Vere e proprie notizie sullo stato e sugli sviluppi futuri della chiesa si hanno solo nel 1570.
In quest’anno infatti, precisamente il 20 luglio, Lonate Ceppino accoglie l’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo, in visita pastorale.
Nelle “ordinazioni” datate 29 luglio dello stesso anno e nel memoriale del sacerdote Benedetto Pusterla a monsignor Bernardino Tarugi visitatore del monsignor ill.mo Borromeo (non datato, ma sempre scritto a seguito della visita), si ritrovano interessanti riferimenti alla chiesa sia dal punto di vista architettonico che di ampliamenti futuri:
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l’arcivescovo di Milano chiede che venga costruito l’oratorio (luogo dove si ritirano i preti a pregare) nel luogo in cui presumibilmente oggi si trova la cappella;
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la chiesa si presenta senza controsoffittatura: dall’interno le travi e le tegole della copertura sono a vista. Si prevede che si faccia la soffittatura dal prossimo san Martino, una campata per volta fino al completamento dei lavori ed inoltre anche la soffittatura del battistero (che è contro al muro e deve essere allontanato affinchè si possa girare attorno);
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è documentata la presenza di un cimitero nella chiesa stessa e nel terreno davanti alla porta d’ingresso. Vi è la proposta di mettere delle sbarre e una porta al cimitero in modo da evitare fisicamente l’ingresso durante le ore nelle quali si tengono i “divini uffici”. Infatti, si racconta nell’ordinanza che la gente si ferma nel cimitero anche nelle ore di messa, disturbando la funzione;
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all’interno della chiesa sono presenti due altari: altare della “Concezione” ed altare della “Purificazione”. Si legge che l’altare della Concezione fu istituito nel 1508 da Filippo de Lepori, un chierico che lasciò tutti i suoi beni per costruire un altare da dedicare alla Concezione della Beata Vergine Maria con annesso una cappellania che prevede, per il cappellano, la celebrazione di tre messe ogni settimana e l’istruzione di 12 fanciulli più vicini come grado parentela al chierico stesso o, nel caso non ci fossero, l’istruzione di 12 bambini poveri di Lonate Ceppino. L’altare della Purificazione fu fondato da Lucia di Vimercato. Il testamento della donna, rogato nel 1499, prevede una donazione di 5 pertiche di terra al cappellano della Purificazione e la distribuzione annuale di un moggio di mistura ai poveri che vanno in pellegrinaggio con il curato a Santa Maria del Monte (Sacro Monte di Varese). Alla morte della sua erede Ippolita (1570) però, i beni vengono comprati da Francesco Speroni. Dall’ordinazione si legge che Carlo Borromeo intima allo Speroni di consegnare in 10 giorni le cinque pertiche di terra promesse, ma non ancora donate al cappellano. Sempre nell’ordinanza è evidente l’intenzione di sostituire tali altari con due cappelle: per l’altare della Concezione è prevista una collocazione in una cappella, tutt’ora esistente, da costruire fra i due pilastri annessi al muro che confina con il cimitero, mentre non è chiara la posizione in cui verrà edificata la cappella della Purificazione: infatti nell’ordinanza, mentre descrive l’altare della Purificazione, interrompe il discorso e sembra evidenziare l’intenzione di costruire una ulteriore cappella della Concezione sul lato nord aprendo il muro dal lato della casa parrocchiale, simmetricamente alla cappella di Sant'Ambrogio - probabilmente si può ipotizzare un errore di scrittura, avendo sostituito il nome Concezione con Purificazione;
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l’altare maggiore si trova in una posizione diversa dall’attuale: è spostato in una posizione più prossima alla porta di entrata. Nel documento vi è la richiesta di spostarlo e di costruire dietro il coro. Inoltre è richiesto l’allungamento verso la porta di entrata del pavimento della cappella maggiore e la cucitura del dislivello fra questo pavimento e quello della chiesa mediante la costruzione di due gradini. Sempre nella cappella maggiore, si sollecita a chiudere la finestra sulla destra con una “invetriata”;
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nell’ordinazione viene chiesto inoltre di chiudere con un muro la porta che collega la chiesa con la casa del curato e nello stesso tempo di aprirne un’altra tra la casa e il cimitero;
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lavori minori e acquisti da fare per i servizi della chiesa: foderare il tabernacolo di legno, aggiustare il ciborio del battistero in modo che si apra a metà, l’acquisto di paramenti e di candelieri di ottone. Per tutto questo viene preventivata la spesa da sostenere;
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l’orario delle messe viene organizzato in modo tale da non ostacolare il lavoro degli allevatori: per esempio il cappellano della “Purificazione” deve celebrare la messa in modo tale che le persone che hanno assistito alla messa del curato possano raggiungere i contadini impegnati con gli animali e dare il cambio, così da permettere loro di assistere alla messa;
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non vi è nessuna indicazione riguardante il campanile.
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Nel 1581 si annota una nuova visita pastorale.
Dai verbali di tale visita, si conferma l’ipotesi prima fatta riguardante la costruzione delle cappelle: infatti, questi prevedono la realizzazione di una cappella della purificazione e di una della concezione, una sulla parete meridionale, l’altra sulla parete settentrionale.
Nella visita pastorale del 16 giugno 1747 invece, si annota che dal “lato del Vangelo”, a sud (B), è stato costruito “l’altare sotto l’invocazione della Beata Vergine Concezione”.
Sempre in questi verbali si trovano informazioni che ci permettono di confermare la presenza del campanile: si legge infatti nelle prescrizioni l’invito a far costruire tre campane in bronzo da installare “sul campanile di forma quadrata” che si trova a lato della chiesa.
Pochi anni dopo, nel 1793, documenti riportano la notizia che la chiesa ha subito un restauro.
Ulteriori lavori si registrano nel 1896, anno in cui il parroco, a seguito della rottura di una campana difettosa, decide di acquistare dalla fonderia Pruneri Giorgio un concerto di cinque campane in do maggiore.
Il doppio del peso delle campane rispetto alle precedenti, portano alla necessaria decisione di rinforzare il campanile attraverso un’armatura di ferro. Le campane arrivano alla stazione di Tradate il 24 giugno 1896 e, dopo quattro giorni, vengono trasportate a Lonate sopra carri imbandierati tra un lungo festoso corteo preceduto dal corpo musicale di Tradate. Appese nella piazza il 29 giugno per la benedizione, vengono trasportate sul campanile una settimana dopo.
All’inizio dell’ottocento viene affidato l’incarico della costruzione dell’organo della chiesa alla ditta Prestinari di Magenta.
Nel 1829, l’organo composto da 26 registri e 938 canne di stagno e legno, è pronto e viene installato all’interno della chiesa.
Ai primi del novecento, più precisamente all’inizio del 1901, il cardinale Ferrari annuncia la sua imminente visita pastorale del 14 e 15 gennaio.
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Il parroco Cesare Borgomanero decide per l’occasione di sostituire la croce in legno che dal piazzale della chiesa guarda sulla valle , con una croce in ferro battuto che è quella oggi esistente.
Nel 1904, a seguito dell’accresciuto numero di abitanti, si pensa ad un ingrandimento della chiesa.
Il progettista contattato è l’ing. Minoretti di Saronno, il quale propone tre progetti.
Il primo propone l’allungamento dal lato del piazzale di 8 m, il secondo dal lato del coro ed il terzo invece prevede in sostanza la quasi demolizione totale della chiesa.
Tutti i progetti vengono scartati perché ritenuti non realistici.
Nel 1906, sotto l’invito del coadiutore don Arienti, la popolazione di Lonate costruisce gratuitamente una grotta per collocare il simulacro della madonna di Lourdes (regalata nel 1906 alla parrocchia da don Gaetano, coadiutore in Duomo e fratello del coadiutore della parrocchia di Lonate).
La grotta, inaugurata a fine maggio portando in processione il simulacro, è tutt’oggi esistente ed è collocata in un angolo in adiacenza alla facciata della chiesa.
Sotto il simulacro vi è una cassetta in piombo con i nomi di coloro che hanno dato il loro contributo alla realizzazione dell’opera.
Sempre nel 1906, si pensa il restauro della pittura interna e vengono abbandonate le idee di ampliamento che invece avevano animato gli anni precedenti.
Da questo momento in poi, cala l’interesse nei lavori di ampliamento della chiesa e, nonostante un piccolo ripensamento, l’attenzione si sposta verso la costruzione di un nuovo edificio.
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APPARATO DECORATIVO
La chiesa di San Pietro fu spogliata delle opere mobili e delle suppellettili che furono poste nell’attuale parrocchiale consacrata nel 1933.
È tuttavia apprezzabile, nonostante l’abbandono, un importante apparato decorativo che testimonia il continuo interesse per l’abbellimento e l’adeguamento artistico dell’edificio perpetratosi nei secoli.
Sono infatti presenti dipinti murali cinquecenteschi (un riquadro contenente la raffigurazione della traslazione della “casa di Loreto” ed una lunetta con un affresco raffigurante la Vergine ed il Bambino tra Santi) posti all’ingresso ed un dipinto raffigurante l’Immacolata (in pessime condizioni) si trova nella cappella di Sant'Ambrogio e/o della “Concezione” .
Il coro, l’abside e la volta ospitano dipinti murali attribuibili al pittore di Locate Varesino Filippo Comerio (1747-1829) “uno dei protagonisti più eccentrici del neoclassicismo lombardo” (cit. Daniele Cassinelli).
Un dipinto raffigurante la “deposizione di Gesù dalla Croce” e l’apparato decorativo delle cappelle della “Concezione" e della “Purificazione” sono stati attribuiti da Vito Zani al pittore Biagio Bellotti. Nel 1906 fu affidato al pittore novarese Ambrogio Alciati il “rinnovamento decorativo” della chiesa.
Suoi sono un grande dipinto murale posto sulla parete sinistra del coro raffigurante “il dono di un serpente di bronzo di Mosè agli ebrei” ed alcuni quadri nelle volte.
Lungo le pareti della navata si susseguono dei riquadri con dipinti devozionali ottocenteschi.
Degni di nota sono anche gli stucchi di gusto neoclassico che ricorrono in tutta la chiesa, su cornicioni, cornici e capitelli.
L’abbandono della chiesa di San Pietro se pur abbia procurato danni dovuti all’incuria ha oltremodo conservato l’apparato decorativo com’era nei primi anni del ‘900, preservandolo da manomissioni o deturpazioni successive; si conserva pertanto una rara “sequenza” storico artistica difficilmente riscontrabile.
L’Oratorio non presenta nessuna decorazione pittorica; unico simbolo religioso ed artistico è costituito dalla statua in gesso raffigurante la Madonna posto in una nicchia al centro della piccola abside. Le pareti sono ricoperte da tinte monocrome.